Voce bassa, Parole balbettate, Problemi a deglutire. Il Canto nella Logopedia per sconfiggere gli effetti del Parkinson

07.11.2021

Che cosa accomuna “Romagna Mia” e i malati di Parkinson? La logopedia. L’inno scritto da Secondo Casadei è infatti uno dei brani immancabili negli incontri di logopedia che il dottor Paolo Ceccaroni tiene con un gruppo di pazienti seguiti dall’associazione Ravenna Parkinson. Non tutti lo sanno, ma tra i problemi provocati dalla malattia neurodegenerativa le ripercussioni sulla voce e sulla deglutizione sono molto frequenti, e - spiega il logopedista - “forse sono quelle più trascurate sia dai pazienti che dai loro familiari”. “Volume molto basso del parlato, parole dette male o balbettate, sono gli aspetti di cui si ha consapevolezza solo in un secondo momento - continua Ceccaroni -. Chi soffre di questa patologia nota piuttosto la fatica nell’articolare la parola, oppure nel masticare e deglutire”. Ed è qui che entrano in gioco gli incontri di logopedia. 

Iniziare per tempo, nelle prime fasi della malattia, è un fattore importante per ottenere una maggiore efficacia. Il trattamento, infatti, è intensivo e segue le linee guida del metodo noto come LSVT, che consiste in 16 sedute di un’ora ciascuna distribuite in 4 settimane, orientate ad alzare il volume della voce. Nel gruppo organizzato da Ceccaroni si lavora però anche su altri aspetti: “Viene data qualche strategia generale per masticare e deglutire, lavoriamo sull’articolazione delle parole, sulla fonazione, e indirettamente anche sul respiro”. Fra i punti di forza degli incontri c’è la socialità, che “restituisce anche un feedback immediato da parte degli altri partecipanti, oltre a portare i pazienti a simpatizzare tra loro e riconoscere negli altri le proprie problematiche”.

Per superare lo scoglio dell’imbarazzo, il logopedista utilizza anche il canto corale con i parkinsoniani. “Servono dei brani agevoli dal punto di vista della velocità, della difficoltà e dell’intonazione, e devono essere anche conosciuti”. Si parte così dalla tradizione romagnola per rompere il ghiaccio. Casadei, Romagna mia, poi dal folk si passa ai successi di quando i pazienti erano giovani. Un nome su tutti? “Celentano. Poi si va avanti con cose più moderne sentite in televisione. E non mancano richieste ben più difficili, Battisti, Mina, o il Vasco Rossi dei primi anni”. 

Gli incontri non si sono fermati durante le fasi più critiche della pandemia. “Siamo riusciti a farli anche online - continua Ceccaroni -, con alcuni vantaggi dati dalle risorse digitali e dalla possibilità di condividere testi e qualche video, in una sorta di karaoke”. Una volta finito il trattamento? “I benefici - conclude Ceccaroni - durano molto. E quando riemergono le difficoltà è sufficiente qualche seduta di ripresa per recuperare le abilità sopite".